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San Francesco predica ai pesci sullo scoglio di Agropoli. Bologna, Fondazione ZeriTerminato il Capitolo delle Stuoie, Francesco partì con alcuni suoi frati a predicare per varie regioni d'Italia. Le sue tracce si confondono tra storia e leggenda, tra documenti certi e tradizioni popolari. Quello che è certo che oramai sentiva la necessità di vivere la sua testimonianza di imitazione di Cristo, anche se malato e quasi cieco. Molte città  Italiani riecheggiarono del suo saluto “ la pace sia in questa casa” che era uguale a quello sentito in Egitto dai mussulmani: “As-Salamu alaykum ” ; in molti borghi ancora si narrano i suoi miracoli.
A Gaeta narrano che predicava in piazza, che risuscitò un uomo infortunato mentre costruiva una chiesa, che resuscitò un bambino morto a causa di acqua bollente. A Montella, nell'avellinese, si ricorda come Francesco, con il suo compagno, fermatosi a dormire in aperta campagna, una forte nevicata lo sorprese, ma la neve cadde ovunque  ad eccezione dove riposavano i frati. Sembrerebbe che Francesco sia sceso anche a circa cento chilometri più a sud, ad Agropoli in cui ancora oggi molte sono le testimonianze del suo passaggio. E' possibile a questo punto che Francesco abbia avuto la necessità di parlare con Federico II: l'imperatore doveva andare a guerreggiare contro al-Malik con il quale egli aveva parlato e ricordava che il sultano “lo ascoltava molto volentieri”. Non è certo che Francesco volesse incontrare Federico, ma è certo che egli passo a visitare la Provincia francescana di Apuleia. Era questa una provincia vastissima che passava dal Molise per comprendere la Puglia e la Basilicata. Francesco lasciò gli scogli di Agropoli, dove un nugolo di pesci si erano riuniti ad ascoltare le sue prediche;  scese nella Lucania e, “nel paese di Pomarico”, risuscitò una bambina. Una leggenda popolare ci dice che, sceso dalle montagne materane, percorse la Murgia e passasse presso il maestoso  Castel del Monte e si diresse verso Bitonto. Qui lo attendeva il fedele frate Luca, che era tornato da poco da Acri, dove Francesco lo aveva lasciato a predicare. Nella città di Bitonto, sul colle più alto della città, fu eretta la chiesa dedicata a San Francesco d'Assisi in ricordo della visita in questa città di Francesco con il suo confratello Luca.


A questo punto interviene una delle leggende più volte riportate nelle vite del santo d'Assisi. Una leggenda  racconta un ricordo lontano, redatto dalla voce della gente, che segue un percorso in cui il ricordo si riempie di aneddoti, di notizie mai dette, di personaggi di altri tempi e di altri luoghi, in modo tale che il ricordo originale cambia vestito, diventa una storia originale, con una vita propria. Francesco è nelle prossimità di Bari dove c'era, e c'è ancora, il castello che era una Castello svevo di  Baridelle abitazioni di Federico II. Anche Federico era a Bari, occupato nel programmare a fermare le resistenze nel Molise. “L'imperatore Federico II allora trovavasi nella città di Bari colla sua Corte. Il servo di Dio vi andò senza dubbio per venerare le reliquie del gran vescovo san Nicola. Quivi si mise a predicare.25 Questo è il succo della storia. Ma come incontrare L'imperatore? Sarebbe falso pensare che Federico non sapesse della presenza di Francesco; che non sapesse che in tutto il suo regno erano tantissimi quei poveri frati che predicavano la penitenza, che aiutavano i sofferenti, che curavano i lebbrosi. Improbabile che a corte non si conoscesse l'oramai noto straccione che aveva parlato, pregato e forse mangiato, digiuni permettendo, con al-Kamil al Malik, il re d'Egitto e sultano di tutta la Siria. Il papa lo conosceva, i cardinali lo conoscevano. Una bolla papale spedita ai vescovi aveva rassicurato gli stessi, preoccupati nel vedere nelle loro diocesi il fiorire di fraticelli che predicavano nelle piazze, che il movimento di Francesco di Assisi non era ereticale. Sarebbe quindi stato naturale che Federico, venuto a sapere, dai suoi emissari, che il fondatore del movimento di quei fraticelli, che erano diventati famosi non solo in Puglia, stava percorrendo il suo regno, anzi era presso Bari, avesse chiamato il sant'uomo presso di sé. Però in un periodo in cui era oramai opinione popolare che il papa, il vicario in terra di Cristo, era la guida spirituale e politica dei re, appariva scandaloso che l'Imperatore fosse scomunicato. Nella gente comune la considerazione di avere un imperatore che parlava quattro o cinque lingue, che si contornava di poeti e filosofi, matematici e giuristi,  veniva dopo, o addirittura poteva far considerare naturale sapere che la Corte dell'Imperatore era frequentata da cortigiane, che Federico era attorniato, durante le feste pubbliche, da odalische e usava costumanze tipiche dell'oriente infedele. Ecco allora la storia si arricchisce delle dicerie popolane: “(Francesco) siccome sempre adattava i suoi discorsi ai bisogni degli uditori, parlò fortemente dei pericoli della Corte, e soprattutto contro l'impurità.26 Qualche cortigiano rimase offeso e riportò tutto all'Imperatore che, convinto che anche un frate poteva essere corrotto, lo invitò al castello e mise  nella camera dell'invitato una donna per adescarlo, mentre l'Imperatore con i cortigiani osservavano da uno spioncino. “(Francesco) si distese pertanto sopra le braci, e invitò l'impudica a imitarlo, ma ella tutta spaventata se ne fuggì.27 L'imperatore, uscito dal suo nascondiglio gridò al miracolo perché Francesco non si era bruciato e, piegate le ginocchia, chiese perdono al santo. “Di poi avendo fatto ritirare i cortigiani, ascoltò volentieri ciò che il santo gli disse per la sua salute.28 Il racconto suddetto riportato da Candide Chalippe nella sua Vita del padre san Francesco di Assisi,  è ripreso, quasi alla lettera, da Arduino Terzi nella sua Cronologia della vita di San Francesco. Invece lo stesso episodio è narrato ne I Fioretti con delle varianti: il  luogo è presso il Soldano di Babilonia, il castello diventa una locanda e la donna invece era una meretrice di mestiere che si converte e si dedica a far convertire altri.
Santo Francesco mandò quelli suoi eletti compagni a due a due in diverse partì di Saracini a predicare la fede di Cristo; ed egli con uno di loro elesse una contrada, alla quale giugnendo entrò in uno albergo per posarsi. Ed ivi si era una femmina bellissima del corpo ma sozza dell'anima, la quale femmina maldetta richiese santo Francesco di peccato. E dicendole santo Francesco: “Io accetto, andiamo a letto”; ed ella lo menava in camera. E disse santo Francesco: “Vieni con meco, io ti menerò a uno letto bellissimo”. E menolla a uno grandissimo fuoco che si facea in quella casa; e in fervore di spirito si spoglia ignudo, e gittasi al lato a questo fuoco in su lo spazzo affocato, e invita costei che ella si spogli e vada a giacersi con lui in quello letto ispiumacciato e bello. E iSan Francesco si distende sulle braci e invita la cortigiana a imitarlo. Benozzo Gozzoli, Montefalcostandosi così santo Francesco per grande ispazio con allegro viso, e non ardendo né punto abbronzando, quella femmina per tale miracolo ispaventata e compunta nel cuor suo, non solamente sì si penté del peccato e della mala intenzione, ma eziandio si convertì perfettamente alla fede di Cristo, e diventò di tanta santità, che per lei molte anime si salvarono in quelle contrade.”  29
Questa storia è talmente radicata nei racconti popolari di Bari che fino a poco tempo fa sulla torre del castello della città si poteva leggere una lapide che ricordava l'avvenimento. Non potremo mai sapere cosa i due si dissero. Se incontro ci fu, sicuramente Francesco parlò di un sultano che lo aveva trattato con cortesia, disposto a trattare con il mondo cristiano col quale intratteneva comunque un fruttuoso commercio.

Francesco se ne tornò verso Assisi, ma si fermò a Greccio. Stava divenendo cieco e si ritirava in una altura vicino a Greccio, in isolamento a pregare. Forse cercava una consolazione: la sua regola era stata approvata solo verbalmente da papa Onorio e i frati continuavano a chiedere una regola certa e percorribile. Forse cercava una consolazione divina che lo facesse uscire dalle diatribe umane dei suoi carissimi fraticelli. Chiamò il Presepe Greccio. San Francesco abbraccia il Bambinello. Affresco di Benozzo Gozzoli, Montefalcosignore di Greccio, Giovanni Velita, e a lui confidò un suo desiderio: vedere ricostruita la scena della nascita di Gesù. Forse nel suo animo desideroso di somigliare in tutto a Cristo riecheggiavano le parole evangeliche “Lasciate i bambini, non impedite che vengano da me, perché il regno dei cieli è per chi assomiglia a loro.” (Mt. 19, 14). E Giovanni Velita gli organizzò la scena di Betlemme, con personaggi veri presi dal popolo di Greccio; mancava solo il bambino Gesù. La tradizione vuole che il Bambinello si palesasse, vivo e vegeto, nella mangiatoia. Francesco lo prese e con dolcezza lo abbraccio teneramente e pianse per la consolazione ricevuta in quella notte di Natale del 1223.
Intanto a Roma Onorio III approvava una regola, a cui aveva messo mano anche il cardinale Ugolino, “più compendiosa di quella già data30 come scrive Bonaventura da Bagnoregio. E Francesco si era ritirato sulla montagna de La Verna e “ due anni prima di morire vide in  una visione divina stare al disopra di lui un uomo, confitto alla croce. … Non riusciva a intendere nulla di preciso e rimaneva preoccupato per la singolarità dell'apparizione, quando cominciarono ad apparire nelle sue mani e nei piedi segni di chiodi. … Il lato destro era poi come trafitto di lancia, con una lunga cicatrice, e spesso mandava sangue...31 Francesco, nonostante i dolori delle stimmate, la cecità quasi totale, il fisico provato da febbri, continuò a predicare come il più umile dei frate per l'Umbria e le Marche. Oramai senza forze, ritornò alla Porziuncola sentendo sorella morte avvicinarsi. Chiamò accanto a sé i più intimi e pregò uno di loro di far venire anche donna Jacopa, già rinominata dai frati, frate Jacopa.  La nobildonna romana però aveva già intuito che Francesco stava per lasciare la dimora terrena e si era presentata in Assisi ancor prima che fosse stata spedita la missiva e aveva portato quei biscotti che Francesco aveva sempre gradito quando, ammalato, stava ospite da lei: i mostaccioli sardi. Francesco ordinò a tutti i frati di mangiarne in onore di quella pia donna.  Il 4 ottobre 1226 Francesco moriva attorniato dai suoi e da frate Jacopa che ebbe l'onore di vedere con gli altri le stimmate sul corpo emaciato del santo.

L'anno successiva moriva Onorio III e veniva eletto papa il cardinale Ugolino, che prese il nome di Gregorio IX. Intanto Federico II di nascosto mandò in Egitto il vescovo di Palermo, suo fedele amico, con doni preziosi per il sultano al-Malik. La missione aveva l'obbiettivo di preparare un accordo, un trattato duraturo. Mentre Jean de Brienne, legittimo re di Gerusalemme,San Francesco morente mostra le stimmate. Giotto dipinge Donna Jacopa presente all'evento. Giotto, Santa croce, Firenze era ad Assisi, accanto a papa Gregorio, insieme ai cardinali, ai vescovi e ai frati e al popolo, per la canonizzazione di Francesco, Federico II era a Gerusalemme dove si autoproclamava  re di Gerusalemme, dato che sua moglie era morta a 16 anni, dieci giorni dopo aver partorito Corrado, il futuro imperatore e re di Gerusalemme.
Nella sfarzo della festa di incoronazione, in una Gerusalemme conquistata senza colpo ferire, Federico e al-Malik si incontrarono e firmarono un accordo in cui Gerusalemme era proclamata città libera. Chissà se parlarono di di quel povero frate pazzo d'amore che riuscì a commuovere i papi, attirare la cortese attenzione del re d'Egitto,  a farsi amare da Jean re di Gerusalemme. Jean sicuramente si ricordò di Francesco: lo ricordava quando lo difese difronte a Pelagio che non voleva autorizzarlo di andare nel campo saraceno; lo aveva onorato quando il papa Gregorio, ad Assisi, lo proclamava santo; se ne ricordò, oramai privato dal titolo da suo genero, prima di morire chiedendo di non essere abbigliato con abiti regali, ma  di essere vestito con il saio francescano.

 

25 Candide Chalippe Vita del padre san Francesco di Assisi, Libro IV

26 Ibidem

27 Ibidem

28 Ibidem

29 Fioretti di san Francesco, cap. XXIV

30 Bonaventura da Bagnoregio Vita si san Francesco (Legenda maior), cap. IV

31 Tommaso da Celano Vita Prima, parte seconda, 94

 

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