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Fidel CastroE' morto Fidel e un epoca finisce. Sembra per sempre finire l'epoca dei muri; sembrano interrotti l'entusiasmo e la carica emotiva che potevano dare le ideologie; finisce lo scontro, che chiamavano “guerra fredda”, tra due dottrine sociali diverse e contrapposte; finisce un mondo dichiarato negativo, vecchio, oppressivo, antilibertario.

Festeggiano gli esuli cubani negli Stati Uniti, insieme ai nostalgici del dittatore Batista, insieme ai mafiosi americani, insieme a quel Trump, specchio del nazismo americano ed eletto dagli americani a rappresentare gli ideali di libertà nel mondo, con il quale dovranno fare i conti, e non solo gli americani. Sembra finire un epoca contro le Chiese e le religioni. A Cuba piangono il padre della rivoluzione. Piangono colui che ha saputo nel tempo correggere il tiro dell'ottusità marxista leninista, aprendosi alle richieste religiose della gente, e lodato per questo dallo stesso cardinale Ortega.

Piangono il padre del popolo che li ha protetti con una avanzata sanità e li ha fatti istruire in una scuola per tutti e a tutti i livelli. Mentre dalla parte felice del mondo si esaltano i cambiamenti che la democrazia sarà capace di dare, la parte triste pensa in quale maniera il liberalismo risolverà il problema alimentare. E' morto Fidel Castro, quando oramai non c'è più la vergogna del muro di Berlino, mentre si innalzano altri muri e altre barriere di ferro spinato; quando è morta l'ideologia materialista statalista, mentre è galoppante un liberismo materialistico subdolamente oppressivo; quando finalmente a Cuba si potrà festeggiare il 25 dicembre il Natale, mentre il Vaticano festeggia con i dittatori di destra e i luterani svedesi. E' morto Fidel e non è ammessa nessuna apologia, ma una verità storica è opportuna e necessaria.