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Seconda venuta di Cristo
     Ci troviamo a vivere in una situazione di tale sconforto generale che ci tocca ammettere che, con le nostre capacità fisiche, culturali e le risorse in genere, non siamo in grado di risolvere i problemi sociali, economici, ambientali e politici. Eppure è palpabile un gran desiderio di cambiamento: lo esige la gente, lo esige la natura, lo esige la concezione del sistema spirituale legato all’evoluzione cosmica del creato. Anche lo stesso rivolgerci al “Cielo”, per un suo intervento diretto, fa parte dello stesso sistema spirituale in cui la stessa anima umana è un mezzo di intermediazione tra l’umano e il divino. Molti uomini, scavalcando religioni e ideologie, invocano il cambiamento e si adoperano e si sacrificano per ottenerlo; le loro intenzioni, le loro grida e soprattutto le loro azioni, si uniscono in un unico fiume di energia della manifestazione umana che si trasmette alla manifestazione soprannaturale e da questa ricade forza divina fino al più misero degli uomini. “Nell'angoscia ho invocato il Signore, ho gridato al mio Dio, Egli ha ascoltato dal suo tempio la mia voce; il mio grido è giunto ai suoi orecchi.” (2Sam 22,7)



Il Messia desiderato

     La venuta del Cristo duemila anni fa venne desiderata e richiesta. Il Verbo si era già manifestato al mondo. Nelle tenebre dell'abisso informe e deserto della materia, lo Spirito di Dio della Genesi inviò il Verbo a sacralizzare con la Luce la materia stessa che si animò e si dipinse di mille colori e si crearono infinite armonie e il Cosmo (Ordine) cantò le lodi al Signore e lo manifestò agli uomini, ma la materia-uomo non lo riconobbe. “In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era in principio presso Dio: tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l'hanno accolta.” (Gv 1, 1-5)
La luce solare inseminò la Terra
     Ma un raggio di Luce illuminò uomini recettori dalla sensibilità cosmica: essi scoprirono quella energia che scorre dalle manifestazioni del Cielo a quelle della materia e abbracciarono Colei che, inseminata dall’Astro solare, era la loro Madre e Nutrice.

     Ebbero paura i possenti e aggressivi romani all’arrivo di Annibale dalle Alpi: i libri sibillini divinarono che bisognava tornare alla “Magna Mater”, alla Madre di tutti gli uomini e di tutte le creature. I popoli del bacino del Mediterraneo avevano conosciuto la storia di Iside e suo marito Osiride e come quest’ultimo fosse risorto grazie al sacrificio e all’amore della sua sposa. La stessa resurrezione agognava Cicerone che aveva ottenuto l’iniziazione dei riti eleusini, mentre soggiornava in Grecia per studiare retorica, e scriveva su “L’amicizia”: “Ho ricevuto la speranza di una vita dopo la morte”. Nello stesso periodo un mago (prete) persiano, Zarathustra, distruggendo credenze e idoli inutili, aveva predicato la necessità dell’arrivo di un Avatar Salvatore che avrebbe indirizzato gli uomini verso la giustizia e lo aveva scritto nei libri sacri denominati Avesta. Intanto si erano diffuse le mistiche visioni del devoto sacerdote egiziano Trismegisto che era stato iniziato dall’Intelligenza Suprema, Solare, un Verbo luminoso figlio di Dio; le visioni verranno messe per iscritto successivamente col titolo “Poimandres”.

  Gli Esseni si prepararono all'avvento del Messia   La speranza, che si tramuta in certezza, però è stata l’ardita scelta dei monaci Esseni. Abbandonarono le incertezze e le doppiezze dei loro confratelli Farisei, e condannarono il mercimonio dei ricchi Sadducei, che si compravano dagli invasori romani il massimo potere ebraico, la titolarità di Sommo Sacerdote. Gli Esseni seppero leggere i segni dei tempi e, ritiratisi nel deserto della Giudea, conobbero Colui che doveva venire come ne avevano parlato i profeti e le antiche tradizioni degli uomini illuminati dalla sensibilità cosmica. Essi udirono i racconti delle apparizioni di quegli Esseri che per descriverli ancora si ricorre “al fuoco per raffigurare le essenze celesti, e così mettono in luce la loro tendenza a rassomigliare a Dio e ad imitarlo per quanto possibile. Si rappresentano anche sotto forma di uomo giacché l'uomo possiede l'intelligenza, una facoltà visiva orientata verso l’alto “ (Dionigi l'Areopagita, La gerarchia celeste).

    I santi monaci videro i pazienti re-sacerdoti persiani seguire un corpo luminoso celeste fin dove era nato il Messia e udirono gli esseri di luce inneggiare a Dio e agli uomini da Lui amati che avrebbero fatto la Sua volontà. Essi iniziarono i due fratelli secondo le leggi della Torah e della scienza cosmica dello Spirito.

     Fu così che il Verbo ascoltò i bisogni e le aspettative degli uomini giusti e le necessarie evoluzioni cosmiche, e Cristo incarnò nella materia le qualità del divino Amore, fece conoscere la vera natura di Dio e diede inizio a una nuova era.


«Io e il Padre siamo una sola cosa» (Gv 10, 30)

     Cristo visse una vita d’amore fino all’estremo sacrificio della sua vita, e diede agli uomini il comandamento di amarsi l’un l’altro, e fece conoscere un Dio Giusto per Amore: diede in pratica le basi per modificare il vivere umano per creare una società basata sull’ Amore e la Giustizia e un mondo senza tenebre. “Io come luce sono venuto nel mondo, perché chiunque crede in me non rimanga nelle tenebre.” (Gv 12, 46) “Non vi lascerò orfani, ritornerò da voi.” (Gv 14,18)

     Però Cristo non è più tornato. Lo aspettarono con ansia le comunità cristiane, ma coloro che si dicevano seguaci di Cristo non hanno fatto ciò che non era necessario. Le stese comunità costituite, le chiese, si sono preoccupate di procurare tanti fedeli a sé e al Potere politico che le difendevano. I capi religiosi si accapigliavano sulle questioni teologiche anziché preoccuparsi di fare veri seguaci di Cristo: Costantinopoli stava per essere espugnata e loro parlavano del sesso degli Angeli! L’Amore e la Giustizia per le quali Cristo aveva vissuto e dato l’esempio, erano state messe in second’ordine.

     Sia ben chiaro che Egli conosce e vive il senso della divinità: «Io e il Padre siamo una cosa sola.» (Gv 10,30); «Perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.» (Gv 6, 38); e nella concezione dell’unicità di «colà dove si puote ciò che si vuole» (come lo espresse Dante in Inf. III), nel Getsemani dichiara la realizzazione del piano divino: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà.» (Lc 22,42)

     Matteo chiude il suo Vangelo con le ultime parole, dal significato inequivocabile, che Gesù rivolge agli apostoli: «Gli undici discepoli, intanto, andarono in Galilea, sul monte che Gesù aveva loro fissato. Quando lo videro, gli si prostrarono innanzi; alcuni però dubitavano. E Gesù, avvicinatosi, disse loro: «Mi è stato dato ogni potere in cielo e in terra. Andate dunque e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo.» (Mt 28, 16-20) Gesù cancella i dubbi di qualche apostolo e ricorda che dovevano insegnare diosservare” ciò che aveva loro ordinato, comandato, imposto, necessità “sine qua non”. Inoltre, usando anche in questo caso il vocabolario, “terèo” ha il senso di conservare con cura, guardare diligentemente sia con gli occhi che con la mente, da cui “eseguire”. Ma la cosa più interessante è che Gesù agli apostoli ha dato un tempo, una conclusione, seppure non precisissima: sempre con il vocabolario, ci accorgiamo che la frase finale va letteralmente tradotta in «Io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine l’età presente», dove “sun-teleìas” sta per fine di un periodo e la parola greca “aiònos” non significa mondo, ma periodo, era, dopo il quale ne inizia un altro, quello del Paraclito. Cristo in definitiva conclude la sua vita terrena parlando agli Apostoli con la forza, l’energia, l’Amore e il Potere di un’unica Volontà. Lo aveva ben chiarito che il programma dell’evoluzione della terra e il suo passaggio in altra dimensione energetica era nella logica creatrice: «Quanto a quel giorno e a quell'ora, però, nessuno lo sa, neanche gli angeli del cielo e neppure il Figlio, ma solo il Padre.» (Mt 24, 36)

Tutto è pronto per il Ritorno

    Cristo non ritornerà come l'uomo della croce Se riuscissimo, cosa certamente non facile, ad avere un occhio scevro dalla malvagità generalizzata, dalla concezione materialistica che avviluppa le menti umane, dalle ingiustizie che rendono i governanti, che le provocano, arroganti, bugiardi e bellicosi, potremmo vedere che il momento attuale che stiamo vivendo ha delle peculiarità che rendono al Cielo una “opportunità” unica per il Ritorno di Cristo. «Sappiamo bene infatti che tutta la creazione geme e soffre fino ad oggi nelle doglie del parto; essa non è la sola, ma anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando l'adozione a figli, la redenzione del nostro corpo.» (Rm 8, 22-23)

     Non sappiamo come il Cristo si mostrerà ai nostri occhi: forse con lo stesso volto di una volta, o forse no, vestito all’europea o all’asiatica, ma certamente non si mostrerà come un uomo sottoposto alla tortura o al supplizio, non sarà l’uomo del crocifisso. Se la croce apparirà come segno del suo ritorno, non sarà simbolo di dolore, ma di terrore per coloro che lo hanno tradito, sputato, bestemmiato o occultato. Egli parlerà con affermazioni che non avranno bisogno di interpretazioni o spiegazioni; egli mostrerà la sua regalità su una gerarchia che è rimasta nascosta, ma visibile a molti, occultata, ma sempre operativa; i suoi accompagnatori saranno possenti, cultori e maestri di civiltà plurimillenarie, plasmatori di materia e luce, pronti come soldati, amorevoli come santi, attivi come se fossero creatori.

     Egli arriverà in un mondo nuovo, diversissimo dal passato, con problemi nuovi: un mondo essenzialmente unificato per cui non ci sarà una zona precisa o ristretta per apparire. La tecnologia, i mezzi di comunicazione saranno le sue armi di propaganda e il suo volto apparirà a tutti, senza problemi di trasmissione.

     Non tutti lo accetteranno, ma la sua presenza sarà così assillante e il clamore talmente grande da costringere gli anticristi da uscire allo scoperto, mostrando cose mirabili e promettendo vita immortale e benessere economica senza limiti. Il mondo che è cambiato, ha mutato anche gli uomini che sono diventati voraci di novità, a reagire al nuovo, sia in positivo che in negativo. La risposta pronta degli uomini di un tempo, oggi sarà maggiore, perché più capaci di indagare; gli smartphon saranno pronti a “chattare” dati, impressioni, notizie, sentenze. Si confonderà il positivo con il negativo, la notizia con la chiacchiera, la prudenza con la paura, il reale con il virtuale. Ma Cristo è fonte di Luce e Vita e nulla le Tenebre potranno fare per ottenebrare la sua presenza e sua “nuova rivelazione”.I media saranno un'arma di Cristo

     Egli non si servirà di nessuna chiesa costituita per divulgare il messaggio al mondo, dove gli uomini per duemila anni hanno respinto la Buona Notizia del Nuovo Regno tra odio, rancore e divisione. Un tempo, soprattutto nel Medioevo, chiesa e cultura erano un tutt’uno e pertanto era l’unico canale divulgativo. La chiesa non ha mai spiegato cosa fosse il Regno di Dio, perché per essa il Regno è solo una espressione teologica. Oggi Cristo trova una società scevra da quel potere sacerdotale che lo ha messo a morte. Da molte parti spiriti liberi hanno sviluppato una sensibilità spirituale che li porterà al riconoscimento del Cristo. Questo già sta avvenendo grazie all’opera di un’avanguardia di messaggeri, quasi tutti fuori dai recinti delle religioni e delle chiese costituite. Questi messaggeri, novelli Battista, hanno spiegato cosa fosse il Regno di Dio e hanno lavorato a riunire quel gran numero di donne e uomini, soprattutto giovani, che si interessano all’argomento e cercano i rinati maestri di Saggezza, i discepoli di Cristo. Questi messaggeri saranno gli unici a riconoscere subito il Cristo, tra gli schiamazzi e gli strombazzamenti dei falsi-cristi; saranno loro a indirizzare i credenti, i veri imitatori di Cristo, verso Colui che ritorna per regnare su un Regno da realizzare, questa volta, davvero.

La preparazione al Ritorno

     Per anni abbiamo cercato i segni del suo Ritorno. Abbiamo analizzato fotografie mirabili, eventi strepitosi, quadri e icone che sembravano vive, abbiamo analizzato filmati incredibili: tantissimi segni provenienti da tutto il mondo per dirci che stava arrivando; abbiamo consacrato il nostro cuore alle preoccupazioni materne della santa Madre del divino Maestro che proclamava il suo amore e il suo dolore per un’umanità incapace di convertire l’ignavia, la cattiveria, gli egoismi, l’odio in azioni d’amore, di concordia e di pace: «Se il popolo non si sottomette, sarò costretta a lasciare libero il braccio di mio figlio. Esso è così forte e pesante che non posso più trattenerlo. Da quanto tempo soffro per voi!» (La Salette 1846)

     Ora però che siamo “politicamente “certi, e che esistono le condizioni sociali e culturali per del suo Ritorno, si ripropone la solita domanda: “che cosa posso fare?” Per coloro che hanno abbracciato la causa di Cristo il problema, e di conseguenza le possibili soluzioni, si allarga a ventaglio e non si può racchiudere in una ricerca della salvezza individuale. Abbiamo ultimamente parlato della preghiera che non è un mezzo per risolvere e assolvere ai nostri doveri cristiani. Pregare, in qualsiasi forma essa venga eseguita, deve essere il momento di cura delle nostre debolezze per poi ricaricare di energia spirituale la nostra attività evangelica. Preparare l’umanità al grande evento, imporsi sul disordine morale, risvegliarsi dall’incertezza non del domani, ma dell’oggi, rispondere ai giovani ai quali è stato tolto il futuro, sono momenti che impongono una corretta e cosciente presa di posizione: rassomiglia sempre più a una guerra in cui l’esercito deve essere preparato e organizzato in tutte le sue componenti.

     Ci sono degli obbiettivi immediati da conseguire e sono importanti e credo fondamentali per il risveglio di più anime possibile. Bisogna innanzitutto abbattere l’inezia spirituale e fisica. Gli uomini hanno perso la volontà di “far del bene”: essi hanno messo i valori spirituali all’ultimo posto delle necessità. Molti hanno Gesù nel cuore, ma si vergognano, hanno paura di parlarne, temono di essere derisi. Il giudizio altrui li rende schiavi della materialità procurandosi una visibilità di “buon vivere per sé e per i figli. Altro obbiettivo è per coloro che più sono vicini alla fede cristica, ma si perdono nei doveri quotidiani e non riescono a fermare la loro ansia e preoccupazione divisi tra problemi familiari e rapporti parentali e no, lavoro e situazioni economiche, tra voglia di “far del bene” e i tempi liberi. La mente in costoro ha creato un groviglio che apparentemente è dovuto a problemi reali, ma il materialismo prevale sul concetto cristico di amore e impegno spirituale e sociale. È necessario adeguarsi ai tempi dello spirito, liberi da schemi dettati dall’ansia piuttosto che dal bisogno: servire Cristo ha i suoi tempi e a essi bisogna conformare la nostra vita. «I figli della Santa Chiesa, i figli della vera fede, i veri miei imitatori, cresceranno nell'amore di Dio e nelle virtù a me più care. Felici le anime umili guidate dallo Spirito Santo! Io combatterò con loro fino a che essi raggiungeranno la pienezza della maturità.» (La Salette 1846)
     L'azione sociale serve al Ritorno di CristoSciolti i lacci della vera e falsa inezia diventa più facile passare all’azione. «Io rivolgo un pressante appello alla terra: faccio appello ai veri discepoli di Dio che vive e regna nei Cieli; faccio appello ai veri imitatori di Cristo fatto uomo, l'unico vero Salvatore degli uomini; faccio appello ai miei figli, ai miei veri devoti, coloro che mi si sono donati così che io possa condurli al mio divino Figlio, coloro che io porto come se fossero nelle mie braccia, coloro che hanno vissuto nel mio spirito. Infine, faccio appello agli apostoli degli ultimi tempi, i fedeli discepoli di Gesù Cristo che hanno vissuto nel disprezzo del mondo e di sé stessi, in povertà e umiltà, in disprezzo e silenzio, in preghiera e mortificazione, in castità e in unione con Dio, in sofferenza e sconosciuti al mondo. E ora per loro di emergere e di venire ad illuminare la terra. Andate, mostrate di essere i miei cari figli; io sono con voi ed in voi, perché la vostra fede sia la luce che vi illumina in questi tempi cattivi. Possa il vostro zelo rendervi famelici della gloria e dell'onore di Gesù Cristo. Combattete, figli della luce! Voi, i pochi che vedono a questo proposito, giacché il tempo dei tempi, la fine delle finì, è vicina.» (La Salette 1846)

     Ogni grande iniziativa, e il prepararsi al Ritorno di Cristo è grandissima, necessita non solo di energie umane ma anche finanziarie. Questa considerazione potrà bloccare un giusto giudizio di molti, ma seguiamo e analizziamo l’obbiettivo finale. Cristo ha lasciato agli uomini una nuova visione della vita terrena che se messa in pratica li porterà non solo alla salvezza personale, ma a far parte del Regno di cui il Cristo stesso ne sarà il Monarca. Ha detto il Maestro: «Guardate i corvi: non seminano e non mietono, non hanno ripostiglio né granaio, e Dio li nutre. Quanto più degli uccelli voi valete!» (Lc 12, 24). L’invito a non farci assalire dall’ansia Gesù lo concepisce proprio in vista del Regno in cui tutti avranno il necessario e non il superfluo. Molti di noi non hanno scelto una povertà volontaria, come fecero molti santi uomini come Francesco d’Assisi, allo stesso tempo possiamo dire di essere poveri involontari. Come aiutare l’opera dell’Inviato che ci guida a preparare il ritorno di Cristo ce lo dice lo stesso Maestro della scienza dello spirito: «Un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non dire falsa testimonianza, non frodare, onora il padre e la madre». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù, fissatolo, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va', vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in cielo; poi vieni e seguimi». Ma egli, rattristatosi per quelle parole, se ne andò afflitto, poiché aveva molti beni» (Mc 10, 17-22). Da questo episodio si deduce che Gesù chiama alla perfezione solo alcune anime predestinate a una missione esemplare di rinnovamento in un mondo che ha dimenticato le virtù evangeliche e lascia liberi gli altri di seguire e obbedire alle leggi socio-spirituali dettate dall’amore: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama» (Lc 2, 14). Tutti però sono chiamatiti a piacere al Signore attraverso Cristo che è la via che porta al Padre: «Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui». Gli disse Giuda, non l'Iscariota: «Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo?». Gli rispose Gesù: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 21-23).
Maria Maddalena mise i suoi averi per sovvenzionare la missione di GesùNe  è esempio, forse estremo, Maria di Magdala, la ricca commerciante che mise l’opera di Cristo in primo piano a tal punto da potersi considerare un vero e proprio apostolo, oppure la moglie dell’amministratore di Erode: da quel che si deduce dal Vangelo non vendettero tutto per darlo ai poveri, ma lo dedicò all’opera. «Egli se ne andava per le città e i villaggi, predicando e annunziando la buona novella del regno di Dio. C'erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria di Magdala, dalla quale erano usciti sette demoni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni.» (Lc 8, 1-3)


     Mettere l’opera dei novelli Battista al primo posto della nostra esistenza terrena ci fa diventare poveri volontari, dove la remunerazione del nostro lavoro, della nostra professione servirà per dare il necessario alla nostra vita e dei nostri figli e tutto il resto all’opera. «Ciascuno dia secondo quanto ha deciso nel suo cuore, non con tristezza né per forza, perché Dio ama chi dona con gioia» (2Cor 9, 7) Ma l’amore ci impone di non trascurare coloro che insieme a noi sono dediti alla stessa missione e che possono avere dei bisogni che la confraternita dei figli della Luce è chiamata a mitigare: «Da questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chi non pratica la giustizia non è da Dio, né lo è chi non ama il suo fratello» (1Gv 3, 10).

     Altro momento esemplare dell’azione sono le opere. Compiere le opere ha una valenza spiritale importante. Non dobbiamo abbattere il saccheggiatore e ingiusto sistema capitalistico, ma denunciare la sua malvagità e soprattutto l’enorme ingiustizia che crea e la sua connivenza con un sistema corrotto e malavitoso. «Il mondo non può odiare voi, ma odia me, perché di lui io attesto che le sue opere sono cattive» (Gv 7, 7). Quindi operare per quelle virtù evangeliche, che sono espressione dell’amore cristico, è parte integrande dell’opera di preparazione al Ritorno. Inoltre è necessario dare l’esempio a chi è dubbioso o contrario all’opera dell’Inviato celeste mostrando che la sua opera crea buoni frutti: «Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci. Dai loro frutti li riconoscerete. Si raccoglie forse uva dalle spine, o fichi dai rovi? Così ogni albero buono produce frutti buoni e ogni albero cattivo produce frutti cattivi; un albero buono non può produrre frutti cattivi, né un albero cattivo produrre frutti buoni. Ogni albero che non produce frutti buoni viene tagliato e gettato nel fuoco. Dai loro frutti dunque li potrete riconoscere» (Mt 7, 15-20), perché «Il Padre mio compie opere sempre e anch'io opero» (Gv 5, 17).La santa Madre è la più attiva a preparare il ritorno del Figlio     Per concludere ci piace ricordare che, mettersi a disposizione per preparare e prepararci al Ritorno di Cristo, operando a fianco dell’inviato Battista, di colui che ci sprona e ci guida, operando nell’amore e nella concordia, rende felice la Santa Madre che per prima si adopera al Ritorno di Cristo: «I figli della vera fede, i veri miei imitatori, cresceranno nell'amore di Dio e nelle virtù a me più care».

 

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