Francesco: la Chiesa evangelica Giovannea dentro la Chiesa di Pietro.
Francesco lasciò l'Egitto dove aveva visto gli orrori della guerra dei crociati. Aveva parlato con sultano al-Malik. Aveva approfittato per visitare la Palestina e i luoghi santi. Nella primavera del 1219 Francesco, prima di imbarcarsi per l’Italia, incontrò un certo frate Stefano che gli raccontò della divisione tra i frati, avvenuta durante la sua assenza, a causa della regola; si parlava di tradimenti e che qualcuno stava rivedendo, in maniera meno rigida, la regola. Francesco, raccolti vicino a sé Pietro Cattani, Elia, Cesario da Spira e Stefano, lasciò la Terra santa e si imbarcò da San Giovanni d'Acri per far vela verso Venezia. Durante la traversata Francesco in silenzio meditava se avesse fatto bene a lasciare i suoi frati per andare in una missione troppo grande per lui, cioè di convertire il sultano. Forse si chiedeva perché la sua regola era ritenuta troppo rigida se era stata data agli Apostoli da Gesù stesso, e perché volevano seguire il suo esempio se non erano d’accordo.
Le nozze di Cana: la madre e lo sposo
Giovanni è l’unico tra gli evangelisti che racconta l'episodio delle nozze di Cana (Gv 2, 1–11). Qual è il vero significato di questo che Giovanni chiama «segno (σημεῖον)»? Mi piace ricordare un evento nel momento in cui sono impegnato nella lettura del Vangelo di Giovanni.
Dopo una conferenza con Giorgio Bongiovanni in Lombardia, durante la cena, uno dei commensali chiese «Chi è lo sposo delle nozze?». Si fece silenzio attorno a lui, che, improvvisamente propose un quesito che lasciava aperta ogni ipotesi e ogni curiosità spirituale. Certamente l’interlocutore intendeva capire il rapporto parentale tra Maria, invitata alle nozze e gli sposi.
Un’altra chiesa … un’altra storia
Ireneo era ancora molto giovane quando il suo maestro Policarpo, vescovo di Hierapolis, assecondando l’ardore giovanile di divulgare il Vangelo, lo benedisse e lo inviò tra i popoli delle Gallie. La città di Hierapolis, di cui oggi restano solo bellissime rovine, era all’epoca molto nota perché era un luogo di passaggio per chi dalla Palestina volesse recarsi verso la Grecia, passando per l’Anatolia (odierna Turchia); ci passavano i mercanti che venivano da lontano, con le loro carovane, i quali approfittavano delle acque termali per rimettersi in sesto dalla stanchezza, ma ci erano passati anche tutti, o quasi tutti, gli apostoli e i discepoli di Gesù nel loro peregrinare per portare al mondo la «bella novità» (εὐαγγέλιον), il Vangelo. Era passato anche l’apostolo Giovanni e ci si era anche soffermato per un bel po' di tempo. Ed è stato proprio Ireneo, oramai anziano e vescovo della città di Lione, a raccontarci che, a Hierapolis, Giovanni, durante il suo soggiorno, aveva raccontato la sua esperienza vicino al maestro Gesù e aveva sempre accanto a sé due giovani, assetati di sapere, i quali lo sollecitavano con molte domande: uno si chiamava Policarpo che, quando Giovanni si recò verso Efeso con la Madre di Gesù, venne eletto vescovo di Hierapolis; l’altro era Papia che dai racconti dell’apostolo aveva compilato ben cinque libri dal titolo «Spiegazione dei detti del Signore», dei quali purtroppo non rimangono che poche affermazioni, ma da queste si desume che Giovanni molto aveva raccontato.
Anticamente si riteneva che la memoria risiedesse nel cuore. Ancora oggi i francesi usano il detto antico «apprendere attraverso il cuore» (apprendre par coeur) per dire «imparare a memoria». I primi cristiani chiamavano Giovanni come il «discepolo prediletto di Gesù» o «colui che ha appoggiato il capo sul petto del Maestro»; egli aveva appreso dal cuore della memoria del Cristo ed era portatore delle sue confidenze.
... e poi il corona-virus passò!
Che non sia un bel momento lo abbiamo capito tutti. La sofferenza e il dolore è tangibile, palpabile; anzi ognuno di noi cerca di scacciarle in tutte le maniere. La morte ha fatto sempre paura, ma la sofferenza non è da meno. Mi pongo però il problema, aldilà della comune paura, che cosa hanno pensato le persone? Forse a qualcuno è passata l’idea che non c’era più libertà, e che i provvedimenti presi contro l’epidemia fossero un primo passo per una specie di colpo di stato. Sui media si è letto anche questo.
La paura dei soldi in molti è stata immediata: non si può andare più in banca e ci bloccano i bancomat come in Grecia. Anche questo si è letto.
Se dobbiamo rimanere a casa come facciamo a procurarci il cibo? Nonostante le assicurazioni governative c’è stato anche l’assalto ai supermercati!
Senza poi considerare tutte le ipotesi che sono state fatte sui possibili autori della diffusione del virus: sono stati gli Americani per abbattere l’economia cinese; no, sono stati i Cinesi per conquistare i mercati americani; ma forse sono stati i Russi per rimandare una guerra annunciata, perché i missili americani li avevano circondati. Ma no, è stato un serpente infettato da un pipistrello e mangiato da un cinese.
Gli italiani, oltre ad essere tutti allenatori di calcio, si sono scoperti politologi internazionali, strateghi e detectives. Per non parlare dei politici: all’inizio in disputa tra loro su interventi duri o morbidi, poi tutti d’accordo su una linea di fermezza assoluta, ma non è mancata la voci di chi poneva l’eccezione che comunque bisognava tenere aperti fabbriche e uffici. Ora la voce è unanime: salviamo l’economia!
Ma finita questa pandemia dobbiamo ritornare alla società che c’era prima o dobbiamo fare qualche cambiamento?
Il ruolo delle Apparizioni Mariane
Il fenomeno delle apparizioni mariane è stato visto molto spesso come una sequenza di eventi straordinari che hanno costellato un po’ la storia della Chiesa, ma questo è un modo molto semplicistico di guardare all’attività spirituale che gli uomini hanno avuto nei confronti della Madonna o che Lei ha avuto nei confronti degli uomini. Se vogliamo parlare delle apparizioni Mariane, dobbiamo prima di tutto affrontare il significato del culto Mariano. La maggior parte di noi è stato educato fin da bambino ad avere una devozione verso questo Essere, come pure ci hanno insegnato a pregare Gesù, l’angioletto e quant’altro che fa parte dei nostri ricordi dell’infanzia. È stato notato che molto spesso gli uomini maturi preferiscono nominare «Cristo» anziché «Gesù» perché psicologicamente legato più a ricordi fanciulleschi. È forse per questo che, nei momenti di pericolo o di difficoltà, ci rivolgiamo alla Madonna e ci viene spontaneo recitare un’Ave Maria? Questo significherebbe che se la nostra mamma non ci avesse insegnato la devozione mariana noi non sentiremmo il bisogno di rivolgerci a un essere divino femminile. Sono dell’opinione che nella psiche umana, o forse nel suo Dna, esiste uno stimolo che va oltre al semplice senso religioso, che propone un’altra prospettiva dalla quale vedere la devozione a Maria.
Ma che Pil dici !
In questi giorni non si fa altro che parlare di “spread”, di “Pil”, borse che esprimono nervosismo, titoli in sofferenza: un vero bombardamento di cifre, dati, percentuali e grafici. In questo marasma in cui tutti sembrano di sapere tutto, mi sono sentito non solo ignorante, ma anche perplesso e dubbioso. Con la testa bassa come un “ciuchino”, ho fatto visita a un amico commercialista e umilmente ho chiesto lumi.
Un Vangelo sotto scorta
Negli ultimi due secoli ci sono stati molti tentativi di offuscare e addirittura di neutralizzare la figura storica di Gesù. Di conseguenza l'attacco andava a colpire anche i Vangeli: la redazione di questi, infatti, veniva considerata essere effettuata molto lontana dai fatti narrati; essi sarebbero stati composti quando oramai il proselitismo era molto avanzato e necessitava di essere accreditato da prove scritte. Mentre però alcuni studiosi e critici raccontavano il mito di Gesù e le false credenziali dei Vangeli, altri professionisti dei vari settori facevano scoperte archeologiche, paleontologiche, recuperavano manoscritti, papiri e altro materiale che parlavano diversamente: Gesù era realmente vissuto e i testi evangelici ne riportavano le azioni,le idee e le parole.
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